L’attività subacquea è un’attività di tipo ricreativo nel senso più ampio del termine: non c’è nulla di meglio che riunirsi intorno ad una tavola per raccontarsi le bellezze e le emozioni dopo l’immersione. Mettere quindi dei paletti diventa alquanto difficile, tuttavia si possono raccomandare alcune cose:
Prima fra tutte quella di tenere sotto controllo il proprio peso, un eccesso di tessuto lipidico rappresenta un fattore di rischio per la sicurezza delle immersioni. Il grasso, infatti, è considerato un tessuto lento, cioè uno di quei tessuti che lascia entrare gas più lentamente degli altri, ma allo stesso modo se ne libera con maggiore lentezza. È dimostrato che tanto maggiore è la quota di grasso posseduta tanto maggiore è il rischio di PDD, pur sempre nei limiti di una ragionevole sicurezza dell’attività subacquea.
Da moderare il consumo di bevande alcoliche anche perché provocano una relativa disidratazione, anche questo fattore di rischio non trascurabile.
Venendo a problemi più specifici, si è notato che alcuni problemi della subacquea possono essere aiutati da una corretta alimentazione. In particolare, a quei casi di difficoltà eccessiva e ripetuta alla manovra di compensazione. Un eccesso di proteine nella dieta quotidiana provoca, tra l’altro, un aumento dello spessore delle mucose, dove, allo scopo di diluire l’eccesso proteico, viene trattenuta una maggiore quantità di acqua. Questi soggetti potrebbero provare ad eliminare una quota di questo eccesso proteico dalla loro alimentazione per ovviare a questo inconveniente. L’intervento ideale è quello di eliminare il latte ed i suoi derivati e ridurre a due per settimana le assunzioni di carne. Il risultato non è garantito, ma in molti casi sono avvenute delle insperate migliorie.
Un discorso a parte merita, per curiosità, l’argomento dell’alimentazione durante una saturazione.
In questa particolare situazione il subacqueo è immerso per diversi giorni in una miscela composta per la maggior parte da elio, che è un gas ad elevata dispersione termica. L’organismo si ritrova nella condizione di dover far fronte a questa condizione particolare, cui si aggiungono lo stress per la permanenza in un impianto iperbarico e la fatica del lavoro. Il suo metabolismo basale si innalza e così il suo consumo calorico. Si può calcolare che un soggetto che resta in equilibrio con 3000 calorie al giorno in ambiente iperbarico ne richiede almeno 5000.
L’attività subacquea è un’attività di tipo ricreativo nel senso più ampio del termine: non c’è nulla di meglio che riunirsi intorno ad una tavola per raccontarsi le bellezze e le emozioni dopo l’immersione. Mettere quindi dei paletti diventa alquanto difficile, tuttavia si possono raccomandare alcune cose:
Prima fra tutte quella di tenere sotto controllo il proprio peso, un eccesso di tessuto lipidico rappresenta un fattore di rischio per la sicurezza delle immersioni. Il grasso, infatti, è considerato un tessuto lento, cioè uno di quei tessuti che lascia entrare gas più lentamente degli altri, ma allo stesso modo se ne libera con maggiore lentezza. È dimostrato che tanto maggiore è la quota di grasso posseduta tanto maggiore è il rischio di PDD, pur sempre nei limiti di una ragionevole sicurezza dell’attività subacquea.
Da moderare il consumo di bevande alcoliche anche perché provocano una relativa disidratazione, anche questo fattore di rischio non trascurabile.
Venendo a problemi più specifici, si è notato che alcuni problemi della subacquea possono essere aiutati da una corretta alimentazione. In particolare, a quei casi di difficoltà eccessiva e ripetuta alla manovra di compensazione. Un eccesso di proteine nella dieta quotidiana provoca, tra l’altro, un aumento dello spessore delle mucose, dove, allo scopo di diluire l’eccesso proteico, viene trattenuta una maggiore quantità di acqua. Questi soggetti potrebbero provare ad eliminare una quota di questo eccesso proteico dalla loro alimentazione per ovviare a questo inconveniente. L’intervento ideale è quello di eliminare il latte ed i suoi derivati e ridurre a due per settimana le assunzioni di carne. Il risultato non è garantito, ma in molti casi sono avvenute delle insperate migliorie.
Un discorso a parte merita, per curiosità, l’argomento dell’alimentazione durante una saturazione.
In questa particolare situazione il subacqueo è immerso per diversi giorni in una miscela composta per la maggior parte da elio, che è un gas ad elevata dispersione termica. L’organismo si ritrova nella condizione di dover far fronte a questa condizione particolare, cui si aggiungono lo stress per la permanenza in un impianto iperbarico e la fatica del lavoro. Il suo metabolismo basale si innalza e così il suo consumo calorico. Si può calcolare che un soggetto che resta in equilibrio con 3000 calorie al giorno in ambiente iperbarico ne richiede almeno 5000.