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Annegamento

Sono circa mille ogni anno in Italia i casi di incidenti in acqua che danno luogo a decessi e ricoveri, e di questi ultimi circa la metà sono mortali.

L’annegamentodrowning in lingua inglese, può essere definito come una condizione che, a seguito di una immersione in acqua, porta alla morte per soffocamento entro le 24 ore.

L’annegamento dovrebbe essere distinto da una condizione definita come “pre-annegamento” o annegamento parziale (“near drowning”) nella quale il danno da immersione in acqua permette la sopravvivenza della persona oltre le 24 ore. È ovvio che la rapidità e l’efficacia dell’intervento di soccorso sono fondamentali nel limitare la gravità della condizione di pre-annegamento.

Alcune cause dell’annegamento:

  • L’incapacità di saper nuotare o anche solo mantenersi a galla. Essa riguarda soprattutto le morti per caduta accidentale di bambini o anziani in specchi d’acqua naturali o artificiali.
  • La fatica muscolare e la scarsa abilità natatoria in persone poco allenate o che hanno sopravvalutato le proprie capacità che si siano portate eccessivamente al largo o siano state spinte da correnti.
  • L’idrocuzionecioè la perdita di conoscenza che può capitare in modo improvviso poco dopo l’immersione in acqua per via della alta differenza di temperatura fra la superficie cutanea e l’acqua stessa. Il fenomeno è favorito se l’immersione avviene subito dopo l’esposizione al sole oppure dopo un esercizio fisico impegnativo o, ancora, durante la digestione.
  • I traumispecialmente quelli cranici e della colonna vertebrale, che possono essere provocati da tuffi in acque non abbastanza profonde o da incidenti nel corso degli sport d’acqua.
  • L’iperventilazione per aumentare la durata dell’apnea può determinare una perdita di conoscenza improvvisa mentre il nuotatore o il subacqueo sono ancora immersi.

In caso di annegamento le condizioni cliniche di una persona dipendono principalmente dalla quantità e dalla qualità del liquido aspirato nei polmoni e dal grado di ipossia (carenza di ossigeno) che ne deriva. L’anossia (mancanza di ossigeno) è responsabile del danno cerebrale. Essa provoca danni da ischemia prima localizzati e reversibili e poi generalizzati e irreversibili. Compare edema cerebrale e aumento della pressione intracranica e, in assenza di intervento, il processo evolve verso la morte. Un danno cerebrale irreversibile tende a svilupparsi già dopo alcuni minuti (4-10) di anossia. Le alterazioni della funzionalità cerebrale possono determinare, in caso di sopravvivenza, deficit neurologici permanenti.

In circa il 10-15% degli annegamenti non si verifica l’aspirazione di acqua nel polmone. In questi casi l’ipossia è determinata dallo spasmo della laringe che si sviluppa al contatto di acqua con le vie aeree e che prosegue con l’aggravarsi dell’ipossia stessa.

In tutti gli altri casi il polmone è invece fortemente danneggiato dall’annegamento in funzione della qualità dell’acqua aspirata (dolce o salata).

Annegamento in acqua dolce:

L’annegamento in acqua dolce determina il rapido passaggio di elevate quantità di acqua dai polmoni al sangue (anche oltre il 50 % dell’acqua aspirata dopo pochissimi minuti). Ciò è dovuto al fatto che l’acqua dolce è ipotonica rispetto al sangue e quindi passa per osmosi nel circolo sanguigno.

L’acqua dolce, specialmente quella clorata delle piscine, danneggia gravemente gli alveoli che si rompono. Diminuisce la possibilità di ossigenare il sangue (anche dopo il soccorso).
Il passaggio di acqua al sangue determina una diluizione del sangue (detta emodiluizione) e un aumento del suo volume complessivo (detta ipervolemia).

Il sangue diluito è diventato ipotonico rispetto alle cellule e questo determina la diffusione di acqua nelle cellule stesse (principalmente i globuli rossi) determinando emolisi (distruzione di globuli rossi). L’emolisi è di solito talmente importante che la capacità di trasporto dell’ossigeno risulta fortemente compromessa (grave ipossia).

La diminuita concentrazione di sali (soprattutto del cloruro di sodio e del calcio) e delle proteine plasmatiche, insieme alla ridotta disponibilità di ossigeno per l’avvenuta emolisi, determinano fibrillazione ventricolare grave danno anossico cerebrale.

Annegamento in acqua di mare:

L’inondazione polmonare conseguente all’annegamento determina il rapido passaggio per osmosi di elevate quantità di acqua dal sangue ai polmoni. Allo stesso tempo una certa quantità di sali passano dai polmoni al sangue. Si determina un danno del tessuto polmonare.

I polmoni si riempiono di acqua proveniente in parte anche dal sangue (edema polmonare).

La sottrazione di acqua e il guadagno di sali determinano un rapido aumento della concentrazione dei sali stessi (soprattutto sodio) nel sangue che diviene ipertonico rispetto alle cellule. Questo determina plasmolisi (raggrinzimento dei globuli rossi).

Il volume plasmatico diminuisce (ipovolemia) e la pressione arteriosa cala rapidamente. Si manifesta una grave ipossia (carenza di ossigeno). Il battito cardiaco in una prima fase aumenta, poi rallenta moltissimo (può rallentare sino all’arresto cardiaco) e iniziano a comparire i danni da anossia cerebrale.